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APRI VIVI E CHIUDI


Non conoscevo nulla dell’Aikido quando venni chiamata dal Maestro

Bruno e ancora oggi credo di cogliere solo un minima parte di questa

disciplina. Ogni volta chiedo una spiegazione e le risposte arrivano

da lontano nel tempo e nello spazio. Ma molto lontano…

Cerco ogni volta di tradurre il senso, i simboli e il linguaggio del

corpo ed ogni volta arrivo sempre alla stessa conclusione, che l’arte

e le arti appartengono a tutti, agli esseri umani, alla vita stessa come

la psicologia.

Al nostro primo incontro la richiesta iniziale fu precisa: “i bambini

sono cambiati e le famiglie pure ... abbiamo bisogno di riflettere con

te su questi cambiamenti, perché il nostro Centro è la casa di tutti e

tutti devono sentirsi a proprio agio qui dentro”.

140 famiglie a proprio agio in uno spazio è una bella sfida e decisi di

accettarla!

Chiesi di poter osservare lo spazio, le lezioni dei bambini e degli

adolescenti orientata più alla comprensione del setting.

Non vi spaventate il setting è una parolaccia che gli psicologi usano

per descrivere uno spazio esterno e interno per capirne il

funzionamento psicologico.

Dove mi trovai?

Intanto, i miei piedi erano nudi sul un tappeto, esattamente

come tutte le persone presenti alla lezione. Mi misi in un angolo dove ero poco visibile cercando un minimo d neutralità almeno nella mia mente.

Ma torniamo ai piedi nudi che non sono banali ....

I piedi sono una parte importante del nostro corpo, sono la base del

nostro essere nel mondo, sono il sostegno e il contatto diretto con la

terra. Nello spazio dell’AIKIDO non ci sono filtri e tutto ciò che

avviene è diretto, naturale e semplice.

E’ la presenza nel mondo senza grandi compromessi.

La lezione si aprì con un rito. Di cui io non conoscevo il significato,

ma aveva un suono dolce e nello stesso tempo deciso.

Un ritmo che batteva perfettamente il tempo.

Come se il tempo in quel luogo fosse importante. Molto importante!

Il rito di passaggio è uno dei fondamenti dello sviluppo umano, si

diventa grandi con i riti. Nelle altre discipline lo

cogli quando cambi la divisa (magari il colore), ma succede poche

volte nella carriera sportiva. Qui ogni volta c’è un rito, che richiama il

rispetto per lo spazio esterno e interno e la prima sensazione che hai è di trovarti in una SCATOLA sicura.

I maestri sono contemporaneamente presenti.

Ecco questa è un’altra novità. Difficilmente in uno sport trovate tante persone in una stessa stanza che lavorano insieme per la conduzione della lezione.

Tanti punti di riferimento e una stanza piena di bambini.

Li guardo e si guardano .... Sempre coordinati!

In sintesi ogni bambino ha una figura di riferimento principale e poi

può appoggiarsi anche alle altre figure di supporto.

Ovviamente i riti sono anche di chiusura e hanno lo stesso stile e la

stessa intenzione che è quello di imparare a chiudere le esperienze e si

questo mi soffermerei un attimo!

Il messaggio che le esperienze vanno aperte, vissute e chiuse non è

un messaggio banale in una società dove tutti facciamo fatica a

concludere i nostri lavori entro la giornata, dove i cassetti della

mente sono sempre aperti e frammentati, tra un lavoro e una

richiesta. E ‘ difficile gestire tutto insieme... sia per gli adulti che per i

bambini. Eppure lì impariamo un semplice messaggio APRI VIVI E

CHIUDI.

Già questo vi assicuro diventa profondamente terapeutico per tutti.

Ecco se solo i bambini imparassero questo messaggio, avremmo già vinto un battaglia.

Una battaglia contro la frammentazione delle esperienze e contro il caos del nostro stile di vita.



Grazie Mestro Bruno per essere stato con noi nella scatola

Con noi sempre Marina Caccia a fermare gli istanti e rendere visibile l'intenzione e la bellezza.


Dott.ssa Fabiola De Paoli

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